L’imponente edificio, opera di Ferdinando Fuga, denominato la “Favorita” dal re Ferdinando IV di Borbone in omaggio alla regina Maria Carolina d’Austria, presenta un impianto planimetrico piuttosto inconsueto che si discosta dagli schemi ricorrenti tipici delle ville settecentesche del Miglio d’Oro. La facciata, che si sviluppa lungo la Via Regia delle Calabrie non presenta, infatti, lungo l’asse centrale aperture che consentono una diretta comunicazione dalla strada verso il parco. I due cortili d’accesso, simmetrici, sono collocati lateralmente ed il corpo centrale si dilata verso una direttrice posta in asse con il mare, concludendosi al piano rialzato, con un terrazzo posto in cima ad uno scalone semicircolare. Le scale di collegamento tra i piani sono poste alle estremità delle ali. La grande area del parco della “Villa Favorita” ricca di essenze mediterranee ed esotiche alquanto rare, interrotto nella sua continuità dalla linea ferroviaria e da un asse viario, si conclude verso il mare con l’approdo borbonico.
Utilizzata impropriamente per lungo tempo, l’area del parco prospiciente al mare è tornata all’antico splendore grazie all’intervento dell’Ente per le Ville Vesuviane, ora Fondazione. Il vivace intreccio di viali alberati, di lecci conduce alla giostra e ad una cappella che adornano il parco raccontando la storia di uno dei periodi di maggiore splendore della villa: proprietà del Principe di Salerno Leopoldo di Borbone, dal 1823 fu aperta al pubblico, arricchita di giostre e strutture ginniche alla moda tedesca, edifici monumentali cosiddetti “ Case Coloniche”, “Cappella”, “ Lavanderia”. Leopoldo Principe di Salerno, figlio di Ferdinando IV, fece costruire dei giochi che nei giorni di festa apriva ai sudditi: orchestrine caroselli, bande e giostre a forma di cavallo, di barca. Oggi a noi resta la Palazzina del Mosaico,una peschiera e resti di alcune giostre.La Casina fu probabilmente acquistata in seguito al lascito alla famiglia reale anche se è già raffigurata nell’incisione di Francesco Sicuro del 1777 dedicata al Principe di Jaci. Sicuramente fu modificata nel suo impianto e nella decorazione della sala da gioco, resa unica dall’utilizzo di materiali, come la madreperla ai cocci di porcellana, che compongono mosaici suggestivi messi in opera, per volontà del re, grazie all’esperienza dei maestri locali, probabilmente formati presso il Real laboratorio di Pietre dure di Capodimonte.